7 Marzo 2022

Via aerea, la guerra in Ucraina spinge in alto i noli

Oltre le previsioni, adesso è evidente e comprovato: i noli aerei sono in netta crescita rispetto alla scorsa settimana, in certi casi sono raddoppiati. La ragione essenziale è la guerra tra Russia e Ucraina.

Con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia, la valanga ha colpito anche il settore logistico, sotto ogni punto di vista e di qualsiasi sistema: via mare, su ferro o strada e anche per aria. Considerando quest’ultimo, tra le sanzioni imposte dai Paesi occidentali vi è stato il blocco dei voli che originano o scalano nella Federazione Russa. Mosca ha risposto allo stesso modo, iniziativa che colpisce l’export Made in Italy, ma le spedizioni più danneggiate sono quelle in import.

Ormai, gli aeroplani di AirBridge Cargo e Aeroflot non atterrano più nei Paesi dell’Unione Europea e la criticità per gli importatori nostrani risiede nel fatto che originano dalla Cina. Infatti, scalando presso gli aeroporti della Russia, non possono più destinarsi nel vecchio continente. Le conseguenze sono servite, con noli aerei cresciuti spaventosamente dal venerdì al lunedì. Non solo le compagnie russe, ma anche le collaterali quali Finnair, che collega la Finlandia all’Estremo Oriente passando proprio sul territorio russo. Dalle parole del CEO del vettore nordico, Topi Manner, si intuisce la gravità della situazione: “Bypassare lo spazio aereo russo allunga significativamente i tempi di volo verso e, di conseguenza, il trasporto di passeggeri o merci non è più economicamente redditizio o competitivo”.

Una situazione economicamente difficile da sostenere, che arriva dopo un periodo di continua ripresa di noli aerei e numeri complessivi, con l’obiettivo di tornare ai numeri del 2019 dopo l’impatto devastante della pandemia da Covid-19. Dai dati di Clive Data Services, azienda di analisi dati sul traffico via aerea, i noli aerei erano in diminuzione pur segnando un +137% rispetto al 2019 e +156% rispetto a gennaio. La capacità di stiva indicava invece un ‘solo’ -5,4% rispetto a febbraio 2019.

Diminuzione dei voli a causa del blocco aereo, quindi. Dall’altra parte, tuttavia, l’altro collo di bottiglia è il costo del greggio, con il prezzo del Brent che sfiora i 140 dollari. Con aumenti simili e senza accordo con l’Iran (secondo gli analisti, senza un’intesa con Teheran il costo potrebbe arrivare a 185 dollari al barile) i noli aerei sono destinati a salire ulteriormente, mentre le alternative su gomma e su ferro risultano ancora meno sostenibili.