8 Ottobre 2021

Maersk e Hapag-Lloyd su noli e ripresa del commercio internazionale

La situazione complessiva del commercio internazionale è in una fase delicatissima, stretta fra lo spaventoso caro noli e la preoccupante penuria di materie prime. A riguardo, Maersk e il CEO di Hapag-Lloyd hanno parlato di prospettive future.

In principio ha detto la sua Rolf Habben Jansen, CEO di Hapag-Lloyd. Centro dell’intervento sono state le congestioni e i noli, situazioni che si protrarranno almeno fino al primo trimestre del 2021. Anche perché l’utilizzo dei container è cresciuto del 20% ad agosto 2021. Un aumento della domanda a confronto di una situazione statica o in diminuendo dell’offerta (spazi, vuoti, blank sailing e similari) porta Habben Jansen a prevedere un complicatissimo futuro prossimo: “I tempi di consegna delle merci di Hapag-Lloyd sono aumentati fino a 60 giorni rispetto ai normali 50 giorni, il che significa che il 20% in più di container vengono spediti rispetto al periodo pre-Covid, senza però consegnare più merci”.

Allo stesso convegno il CEO di DP World (operatore portuale), Ahmed Bin Sulayem, ha parlato di prospettive ancora più nere: “Un allentamento della crisi forse nel 2023”, derivante da una crisi della supply chain che si manifestava sin da prima dell’apparizione del Covid-19. E sui noli: “Le tariffe continueranno ad aumentare e le compagnie di navigazione si stanno divertendo molto. Molti produttori in tutto il mondo sono in ritardo fino a tre anni in termini di produzione perché non possono ottenere componenti dalla Cina. Non a caso, stanno adottando un approccio molto, molto aggressivo”.

Maersk, vettore danese numero uno al mondo, ha parlato di noli e congestioni: “La Golden Week di ottobre, il Natale e il Capodanno cinese sosterranno la forte domanda di spedizioni di container nell’ultimo trimestre del 2021. Tuttavia, la congestione dei porti, in particolare negli Stati Uniti e in Europa, e i conseguenti ritardi dei servizi marittimi continueranno a creare enormi problemi al commercio mondiale”. La compagnia marittima stima che la crescita della domanda di container sarà del 6-8% nel 2021 e punta il dito sui colli di bottiglia come una delle cause del caro noli. E il problema non è solo la Cina: Maersk parla del Vietnam, dove “centinaia di fabbriche sono rimaste chiuse a causa delle restrizioni per il Covid-19 e dovrebbero riaprire all’inizio di ottobre”. Ma il nodo principale resta naturalmente l’ex Celeste Impero, dove la forte domanda di beni “creerà picchi di volume stagionali e i primi segnali si vedranno a dicembre in vista del pre-Capodanno cinese”. E puntando il dito contro i porti quali causa dei ritardi Copenaghen annuncia modifiche di rotazioni portuali.

Una situazione sempre più incandescente che rischia di mettere in serio pericolo il commercio internazionale, ormai concentrato sulla produzione-Far East e consumo-Paesi occidentali.