Clecat (Spedizionieri UE) contro gli armatori: “Enormi profitti per servizi più cari e scadenti”
Il Clecat, l’associazione europea degli spedizionieri, ha deciso di attaccare duramente le compagnie marittime tramite una lettera all’Unione Europea, denunciando le politiche dei vettori nell’ultimo periodo.
Il Clecat ha raccolto nell’ultimo anno e mezzo le innumerevoli lamentele e rimostranze sia da parte degli operatori del settore, spedizioni e trasportatori, sia da parte dei clienti finali afferenti alle varie filiere produttive continentali. L’affresco è sempre lo stesso: ad una crescita dei costi di trasporto e dei noli marittimi, spinti certamente anche dalle criticità legate alla pandemia e dall’incremento dei prezzi del combustibile, si verifica sistematicamente un crollo della qualità dei servizi.
L’associazione continentale degli spedizionieri ha scritto direttamente a Margrethe Vestager, Commissaria europea per la concorrenza, invocando un’indagine sul settore del trasporto marittimo containerizzato. Clecat ha denunciato da una parte i vantaggi fiscali dei vettori, dall’altra i pessimi standard espressi. E, nello spaventoso incremento dei costi della via mare, gli spedizionieri evidenziano i dati dell’OCSE, secondo il quale tra le conseguenze vi è stato l’aumento dell’inflazione e del costo della vita.
Il Clecat infine tuona: “Gli enormi profitti delle compagnie marittime, derivanti da una sapiente strategia di gestione dell’offerta di capacità, hanno permesso a quest’ultime in anni recenti di guadagnare un’ulteriore posizione dominante sul mercato e di investire gli ingenti guadagni in ulteriori operazioni di M&A e integrazione verticale della filiera a discapito di imprese di spedizioni internazionali, caricatori, fino ai clienti finali, a causa della diminuita capacità di scelta a fronte di servizi sempre più cari e scadenti”.
Una spirale negativa che colpisce non solo un’azienda o un’organizzazione, ma un intero sistema dentro il quale vivono più settori soggetti a drammatiche crisi che hanno conseguenze dirette nel mercato del lavoro e nell’economia reale.