Via mare, Federagenti preoccupata da guerra e crisi internazionali
Nonostante un generalizzato calo dei noli, Federagenti si dice preoccupata per il prossimo futuro della supply chain a causa dell’impatto della guerra russo-ucraina e di altre criticità.
Con i noli marittimi finalmente sotto i 10mila dollari (sebbene i reefer siano in aumento), la situazione complessiva della catena di distribuzione globale sembrava parzialmente stabilizzata. Tuttavia, secondo Federagenti – Federazione Nazionale Agenti di Commercio e Rappresentanti – la seconda parte del 2022 potrebbe portare con sé una tempesta per lo shipping e più in generale per la supply chain internazionale. A parlare è Alessandro Santi, presidente di Federagenti. Santi afferma che alcuni punti sensibili come Odessa, Bab-El-Mandeb, Ashdod, stretto di Taiwan, Kherson, Suez, gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli rischiano di trasformarsi in polveriere che potrebbero impattare (e in certi casi già lo fanno, si veda Odessa e il Mar Nero in generale) sulla via mare. Secondo Santi, gli effetti della crescita della tensione – come quella fra Cina e Taiwan – si trasformano in penuria “dei prodotti fondamentali per la sopravvivenza delle persone e delle aziende come pure nella spinta inflattiva”. Di fatto, le aree marittime di crisi – classificate dalla Cargo Watchlist della International Underwriting Association – sono cresciute del +25%.
Santi prevede infine che le criticità sui traffici via mare saranno realtà a breve e questi “si tradurranno in problemi seri per i trasporti marittimi ma anche nella minaccia di fratture nelle catene di approvvigionamento e in maniera più ampia, nel minare il concetto di democrazie liberali”. La ricetta di Santi è quindi quella di puntare su porti e spazi marittimi al fine di “diventare snodi efficienti e non colli di bottiglia, innervati nelle reti Ten-T e nelle catene di valore”.