Made in Italy, un 2022 a tutto export
Il rapporto di SACE “Caro export. Sfide globali e il valore di esserci” ha raccontato di un export italiano in forte crescita, soprattutto rispetto ai periodi più profondamente colpiti dai lockdown, ma con la grande minaccia del caro-energia.
La previsione di crescita del volume dell’export italiano per il 2022 è del 2,6%. Un balzo in avanti rispetto al 2021, favorito anche dalla caduta dell’euro. La previsione sul 2023 è del 4%, per un totale di 598 miliardi di euro, che nella classifica mondiale dei maggiori esportatori pone l’Italia in top-10 (8° posto) per una quota complessiva del 2,7%.
In merito ai rapporti fra beni e servizi, il Belpaese esporta principalmente i primi: nel 2021, ad esempio, sono stati 516 i miliardi di euro di export di beni e 87 di servizi. Le previsioni per il 2022 vedono in crescita a 569 e 104 e il 2023 ben 598 e 114 miliardi.
In merito alle tipologie di merci che più sono state esportate, doppia cifra per metalli e chimica. Risentono dell’inflazione gioielleria e pelletteria. Bene l’agroalimentare.
I mercati più interessati all’export italiano sono l’Europa che SACE definisce “avanzata” con 279 miliardi seguita da quella “emergente” con 60 miliardi, il Nord America e Asia-Pacifico a quota 54, il Medio Oriente e il Nord Africa con 39 miliardi. Fanalino di coda Sud America a 15 miliardi e Africa subsahariana a 6 miliardi. I mercati nazionali più vivaci sono Emirati Arabi Uniti, Colombia, Messico, Arabia Saudita, Spagna, India, Polonia, i sempiterni Stati Uniti d’America, Senegal, Cina e Vietnam.
Gravano particolarmente sull’export italiano situazioni complicate come il prolungamento della guerra, il conseguente caro-energia ed un eventuale ritorno prepotente del Covid-19, soprattutto nell’organizzazione della supply chain globale.
In allegato, il rapporto di SACE “Caro export. Sfide globali e il valore di esserci”.