L’export UE vale 1000 miliardi verso i Paesi con accordi di libero scambio
Il nuovo report delle Istituzioni comunitarie sul libero scambio ha evidenziato il volume dell’export europeo nel 2021: ben 1000 miliardi di euro verso i partner preferenziali.
L’Unione Europea ha chiaramente ereditato dalla Comunità Economica Europea (CEE) la politica della libera circolazione di lavoratori e capitali all’interno dei Paesi: dai 6 paesi del 1957 ai 27 del 2022. Bruxelles ha poi nel tempo pianificato una serie di politiche commerciali verso Paesi terzi al fine di abbassare (o alzare, in alcuni casi) le barriere commerciali. Ultimamente è stato il caso della Nuova Zelanda: ne abbiamo parlato qui. L’UE ha pianificato comunque una lunga serie di accordi per l’abbattimento dei dazi (sia in import che in export), soprattutto con alcuni Paesi in via di sviluppo (PVS): è il caso degli Stati del subcontinente indiano (Bangladesh, India e Pakistan), della Turchia, alcuni Paesi africani e tanti altri ancora. Vi sono o vi erano una serie di documenti e attestazioni relativi: il REX, l’A.TR., l’Eur1. Le relazioni commerciali con i Paesi con i quali si sono stretti accordi commerciali nel 2020 hanno rappresentato il 32% del volume degli affari. Nel 2021 si è saliti addirittura al 44%, con la definitiva uscita della Gran Bretagna dal mercato europeo.
Sono molti i settori presso i quali la porzione proveniente dai Paesi con accordi commerciali è maggioritaria rispetto agli Stati con i quali non si intrattengono convenzioni di abbattimento dazi: le materie prime, ad esempio. Attualmente l’import UE di questa commodity raggiunge il 24%, ma si prevede possa raggiungere il 46% grazie all’accordo con l’Australia in fase di trattativa.
L’export è cresciuto di 7,2 miliardi di euro nel 2021 e il report europeo ha sottolineato come sia prodotto dalla riduzione delle barriere commerciali tra il 2015 e il 2020, soprattutto per la filiera alimentare.
Di seguito, il link al report UE.