Confetra: mancano 17mila autotrasportatori
Via terra, il solito, annoso problema: mancano gli autotrasportatori. A denunciarlo è Confetra, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica.
Avevamo già sottolineato la criticità dell’ultimo miglio, quella delle consegne sul territorio nazionale. Se la supply chain globale ha dimostrato qualità quali la resilienza, con un miglioramento delle tempistiche di consegna tra Far East ed Europa Mediterranea, a partire dalla seconda metà del 2021 in Italia si sono registrate grandiose criticità in merito alle consegne via terra da porti, aeroporti e interporti verso le logistiche e i magazzini delle aziende. Criticità dovute principalmente alla mancanza di autotrasportatori. In Europa ne mancavano 500mila, a maggio 2022.
Il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo, ha affermato nei giorni scorsi: “In Italia il settore dell’autotrasporto merci in conto terzi presenta ancora un’offerta eccessivamente polverizzata. Delle quasi 109mila imprese del settore logistico, iscritte alla Camera di commercio, quasi il 70% è rappresentato da aziende di trasporto merci su strada e, fra queste, oltre l’80% è composto da società non di capitali. Per le aziende strutturate è, inoltre, ormai pressante la problematica della penuria di autisti. Il report annuale International Road Transport Union mostra una crisi di questo lavoro a livello globale”: i numeri parlano forte e chiaro: manca il 40% degli autotrasportatori. Con conseguente aumento dei noli terrestri per un aumento della domanda a fronte di una diminuzione dell’offerta di mezzi.
De Ruvo parla anche della via treno, come alternativa essenziale per rendere ancora di più di prossimità le consegne e risparmiare sia sulle tempistiche sia sui costi: “Diventa sempre più importante l’intermodalità con l’utilizzo della ferrovia. Il mare deve essere collegato a terra anche col treno. Invece, la quota della modalità ferroviaria per il cargo, in Italia, è ancora bassa: circa 13%, contro la media europea del 19%; ed è molto lontana dall’obiettivo del 30%, da raggiungere entro il 2030 secondo il green deal della Commissione europea. Non solo. Si sussidia l’autotrasporto e si ignora il fatto che le aziende ferroviarie sono energivore. Le società private del settore prendono energia da Rfi e non è stato loro riconosciuto il beneficio del credito d’imposta. Ma se si danno sussidi all’autotrasporto e non ai treni, si va anche contro il processo di decarbonizzazione di cui tanto si parla”, una delle sfide dei prossimi decenni che molti attori in campo hanno dovuto volente o nolente prendere in considerazione.