21 Luglio 2022

In caso di controllo qualità le royalties non sono incluse nel valore doganale

La Commissione tributaria provinciale di La Spezia ha sentenziato che le royalties versate alla società titolare del marchio apposto sulle merci importate non sono daziabili quando l’azienda effettui un controllo qualità sui prodotti che sono stati spediti dal produttore estero.

Le due sentenze, datate 24 maggio (numero 147) e 22 febbraio (numero 52), si sono inserite sul solco delle pronunce della Cassazione già precedentemente espresse via giudiziale (sentenza 21775/2020, pubblicata il 9 ottobre 2020). Le decisioni della Commissione spezzina – sorte quando due licenzianti hanno contestato la mancata inclusione delle royalties versate dai licenziatari – prevede quindi che i diritti di licenza non vadano aggiunti al valore dichiarato all’importazione qualora il concedente del marchio pratichi un semplice controllo qualità dei beni in questione. Perciò, anche in caso di collegamento tra azienda cedente e merci, la sottoposizione delle royalties a dazi non è automatica, ma è essenziale venga provato un effettivo “controllo” sui fornitori esteri. Il punto è che, secondo la Commissione di La Spezia, questo elemento sarebbe dimostrabile solo qualora vi fosse un rapporto contrattuale trilaterale tra parte licenziante, licenziataria e produttrice. Non si verifica quando invece si appurino due rapporti contrattuali distinti e sostanzialmente indipendenti (uno riguarda la cessione del marchio, mentre l’altro concerne la produzione dei beni). Perciò, un mero controllo qualità non è sufficiente al fine di identificare la sottoposizione a dazi delle royalties, ma bisogna indagare gli obblighi contrattuali tra le parti: nella fattispecie, bisogna verificare il potere di indirizzo, di fatto o di diritto del concedente con l’azienda produttrice estera.