Compagnie marittime, Fedespedi: “l’86% della capacità complessiva di carico nelle mani di 10 vettori”, ma per FMC c’è competitività
Negli ultimi giorni è sorto un dibattito intorno alla concentrazione di “potere” delle compagnie marittime. Da una parte si è schierata la Federal Maritime Commission, organizzazione USA che vigila sui traffici della via mare, dall’altra la Fedespedi con il suo ultimissimo report.
A inizio giugno la FMC ha pubblicato i risultati dell’indagine conoscitiva per verificare il livello di trust delle compagnie marittime sul traffico di merci containerizzate via mare. Il risultato, secondo Rebecca F. Dye, direttrice dell’indagine, è che “l’attuale mercato dei servizi oceanici di linea nei traffici transpacifici non è concentrato e i traffici transatlantici sono concentrati solo in minima parte”. Secondo la FMC, il mercato dei trasporti via portacontainers è competitivo “sebbene alcune tariffe del trasporto marittimo, in particolare le tariffe spot, in base alle serie storiche risultino eccezionalmente elevate, tali tariffe sono accentuate dalla pandemia, da un aumento inaspettato e senza precedenti della spesa dei consumatori, in particolare negli Stati Uniti, e dalla congestione della supply chain, e sono il prodotto delle forze di mercato della domanda e dell’offerta”.
Un visione lontana da quella dei caricatori, dei terminalisti e degli spedizionieri internazionali, europei ed italiani. Quest’ultimi – via Fedespedi – hanno pubblicato lo scorso venerdì 24 giugno il report annuale sullo stato dell’arte. Partendo dai bilanci di nove compagnie marittime (Cma-Cgm, Cosco, Oocl, Evergreen, Hapag-Lloyd, Hyundai MM, Maersk, Wan Hai, Yang-Ming, Zim, One. MSC non ha disclosure totale sui bilanci), il Centro Studi di Fedespedi ha affermato che “Negli ultimi 9 mesi, la capacità delle principali compagnie è aumentata nel complesso di poco più di 600.000 Teu. La flotta a disposizione delle 11 compagnie analizzate è pari a 2.880 navi, il 46% delle portacontainer totali, che sale al 56% comprendendo Msc. La capacità complessiva è pari a circa 17 milioni di Teu (69% del totale, 86% con MSC), dati che rimangono sostanzialmente invariati rispetto al 2021. Le società coinvolte nelle tre grandi alleanze controllano l’82,5% dell’offerta di capacità e il 51,6% delle navi. Il 2022 sta confermando la tendenza di crescita degli utili finali già manifestata nel 2021 e sostenuta dall’alto livello dei noli, che hanno ripreso ad aumentare in concomitanza con l’aumento delle materie prime energetiche”
Uno scontro di visioni che analizzando i numeri sembrerebbe dare ragione a Fedespedi. Tuttavia, data la storia economica statunitense fatta di grandi colossi finanziari e non, si può capire come la FMC non trovi anticoncorrenziale una situazione in cui quasi il 90% della capacità complessiva di trasporto sia detenuta da dieci compagnie marittime.