Covid, nuovo lockdown a Shanghai – In aggiornamento
L’esplosione della variante Omicron a Shanghai ha portato le istituzioni cinesi a decidere un nuovo, duro lockdown in città.
Aggiornamento del 1° giugno:
Dal 1° giugno il lockdown di Shanghai è ufficialmente terminato: le restrizioni saranno allentante per 22 milioni di persone (su 25), stando alle parole del vicesindaco Zong Ming. Secondo Young Liu, CEO di Foxconn, azienda leader della componentistica elettronica, lo stop alla quarantena della capitale finanziaria cinese stabilizzerà la supply chain globale. Già negli scorsi giorni VesselValue aveva valutato in miglioramento il tempo di attesa delle navi, passate da 66 ore ad aprile a 34 dei giorni scorsi (comunque una decina in più rispetto a maggio 2021). la società di consulenza ha infatti dichiarato che: “La congestione di Shanghai rimane abbastanza elevata, ma si sta costantemente normalizzando“. Conferma anche da parte del vettore francese CMA CGM: “La pressione in porto si sta attenuando, mentre i tempi di attesa per le navi nell’area portuale di Waigaoqiao si sono ridotti visto che sta crescendo il numero dei lavoratori che sono tornati in porto“.
Il Governo locale ha affermato che metterà in campo 50 politiche (“Shanghai Action Plan for Accelerating Economic Recovery and Revitalisation“) per rilanciare l’economia. Secondo Nomura, infatti, il deficit cinese a causa di questo lockdown è cresciuto di 900 miliardi. Il Purchase manager index generale (che indica se un Paese va verso crescita o recessione) è sceso infatti ai minimi da 26 mesi.
Il prossimo mese sarà cruciale per capire come la supply chain globale potrà riprendersi e in che modo. Il porto di Shanghai era solito gestire completamente una trentina di navi al dì. Nelle ultime settimane la statistica si è più che dimezzata, cosa che ha fatto crescere il numero di containership in rada fino ad arrivare nelle scorse settimane ad oltre 300, secondo i dati della Royal Bank of Canada. E la previsione più preoccupante passa ora verso i porti di arrivo merci, quando le merci arriveranno tutte insieme dopo due lunghi mesi di stop (tenendo conto delle difficoltà dei posizionamenti via terra). Si prevede che molte compagnie aeree ricominceranno le attività nei prossimi giorni.
Aggiornamento del 26 maggio:
Se Shanghai sembra avviata ad uscire dal durissimo lockdown che l’ha bloccata per due mesi interi, adesso l’occhio del ciclone si sta spostando verso Pechino. Migliaia di positività hanno portato il Governo a licenziare il responsabile sanitario della città. Milioni di persone sono costrette a lavorare da casa e buona parte dei trasporti sono sospesi.
Flexport ha confermato la ripresa del lavoro nelle industrie, sebbene ad un ritmo ridotto e sottoposto a controlli. La congestione marittima, si prevede, influenzerà i noli aerei da Pudong e certamente colpirà le banchine europee e nord americane tra pochi mesi. Uno studio di DVZ afferma che il 3% delle navi portacontainers al mondo si trova in attesa a Shanghai.
Aggiornamento del 25 maggio:
La Commissione municipale per il commercio di Shanghai ha comunicato che GDO e centri commerciali potranno ricominciare a lavorare. Dal 1° giugno la capacità di accoglienza sarà al 75% della capacità complessiva. Anche altri servizi sono stati riaperti. I casi di ieri sono stati 58 con sintomi e 422 asintomatici: le aree della città dove si sono presentati i casi sono sottoposte ancora a lockdown, come il centro cittadino, dove è permesso uscire di casa esclusivamente per effettuare il tampone.
Lentamente quindi le cose migliorano, anche se l’indice sulla pressione derivante dalle congestioni della supply chain fornito dalla Federal Reserve indica come questo periodo abbia resa critica la catena di approvvigionamento come mai in precedenza.
Come il porto sta crescendo in movimentazione merci, anche l’aeroporto di Pudong, nonostante il blocco del centro cittadino, sta incrementando merci e dipendenti (arrivati ora a 8200). Si prospetta anche un ritorno a stretto giro di molte compagnie che avevano lasciato PVG per via del lockdown.
Aggiornamento del 24 maggio:
Continua l’alleggerimento delle misure restrittive per il contenimento del Covid-19. Operativi, secondo DSV, vi sarebbero il 50% degli autotrasportatori a Shanghai. Le navi in attesa sono 130 (11% in più rispetto alla media del 2021). Quelle fuori i porti di Shenzhen ed Hong Kong sono complessivamente 184 (erano 95 l’anno scorso).
Vista la politica “Covid-Zero”, alcune aziende stanno pensando al posizionamento in altre zone del pianeta o addirittura al reshoring: tra queste, secondo il The Wall Street Journal, vi è anche Apple (la quale produzione è al 90% localizzata proprio in Cina).
Le conseguenze della congestione si stanno cominciando a vedere con i dati del porto di Oakland (California), secondo il quale i volumi movimentati siano diminuiti del 7% proprio a causa delle chiusure in Cina.
Aggiornamento del 23 maggio:
Il co-fondatore e CEO di Container xChange – Christian Roeloffs – , società di analisi specializzata sul trasporto via mare, ha affermato: “In termini di offerta di merci, abbiamo visto che i blocchi per limitare la diffusione della pandemia in Cina hanno influito sulla disponibilità di merci da esportare verso i mercati chiave in Europa e Nord America. Ci si chiede se la Repubblica Popolare intenda sacrificare la sua politica di zero Covid-19 per rimettere in moto il commercio e l’economia. Se lo farà, è probabile che assisteremo a un’impennata sostanziale delle esportazioni arretrate. Se le regole di blocco saranno presto allentate e i camionisti potranno tornare a lavorare, questi arretrati arriveranno in concomitanza con gli ordini della stagione di punta, il che potrebbe causare un blocco della catena di approvvigionamento nei porti europei e statunitensi, dove la congestione è già molto diffusa“. La previsione tuttavia è che la politica dello Zero Covid non sarà superata almeno non prima del prossimo congresso del Partito Comunista cinese, dove Xi Jingping cercherà la nuova riconferma a leader della Repubblica Popolare.
A Shanghai si procede il lento cammino verso la riapertura: quattro linee metro (su 20) hanno cominciato a funzionare nuovamente dopo il blocco di settimane fa. Anche 273 percorsi bus hanno ricominciato a funzionare. A riaperture sparse, si segnano alcuni inasprimenti come quello nella zona commerciale dello Jingan. Domenica i casi sono stati 700, ma solo in aree sottoposte a quarantena.
Secondo alcuni rumors, il Governo centrale vorrebbe abbassare la quarantena per chi arriva dall’estero con motivazioni di business a 7 giorni in hotel e 7 di osservazione a casa.
Aggiornamento del 20 maggio:
La Cina si apre al vaccino prodotto dalla Pfizer, dopo aver valutato definitivamente la bassa efficacia del suo vaccino nazionale. Nel frattempo, tre casi a Shanghai, seppure in zone periferiche. Notizie peggiori nel campo dell’economia, dove i dati circa spese sanitarie e peggioramento del volume degli investimenti potrebbe minare la strategia della lotta alla povertà, uno dei pilastri del presidente Xi Jinping.
Da un sondaggio di Container xChange, il 51% degli spedizionieri, traders e vettori ritiene che la il caos da peak season sarà maggiore che quello del 2021.
La situazione, anche quella più delicata – ovvero relativa ai pick up – continua a migliorare, come riportano i nostri agenti locali.
A Ningbo la situazione è sotto controllo, ma gli spostamenti da Shanghai hanno provocato una congestione nei magazzini (consegna delle merci nei magazzini) che mediamente dura 1-3 giorni.
Aggiornamento del 19 maggio:
Allentamento delle restrizioni per i portuali: quasi il 90% delle attività portuali a Shanghai è operativo, secondo Asia News. Sono stati lavorati 110mila TEUs, martedì scorso, contro i 130mila di media. Restano criticità in merito ai pick up e posizionamenti. I ritardi fanno paura: secondo l’Automatic Identification System della società di consulenza Drewry, ad aprile non sono stati lavorati oltre 260mila TEUs in export.
Il porto inland di Yangshan ha chiuso alcuni depositi e magazzini per giorni e vista la posizione strategica (alle spalle di Ningbo) potrebbe causare alcune problematicità (chiaramente, un ordine di cose molto inferiori rispetto a Shanghai).
Il Governo cittadino ha chiarito che il 1 giugno dovrebbe essere il giorno della riapertura.
Aggiornamento del 18 maggio:
Sembra che la data di fine quarantena per Shanghai sia stata individuata nel primo giugno. Secondo il South China Morning Post, i dati danno zero positivi da tre giorni, cosa che rilancia l’ottimismo per una prossima riapertura. Gli analisti prevedono che una volta tornato tutto in ordine, l’offerta di beni per l’export sarà così grande che gli scali aeroportuali, ferroviari e portuali non potranno assorbire completamente la merce, figurando un rialzamento dei noli.
Secondo i dati di una ricerca di Accenture, la capacità cargo dei voli da Pudong nelle prime due settimane di Aprile 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è ridotta del 66,4%.
Aggiornamento del 17 maggio:
La catena di approvvigionamento delle merci bloccata dal Covid a Shanghai e in generale in Cina sta avendo delle conseguenze concrete nelle società occidentali: non ultima la sanità statunitense, i quali operatori denunciano l’assenza di mezzi di contrasto radiografici di GE Healthcare prodotti proprio a Shanghai. Secondo il Ministero dei Trasporti cinese e l’autorità portuale cittadina il porto sta riprendendo gradualmente la normale attività e volumi.
Timori anche in Nord Europa, dove al porto di Rotterdam si prospettano settimane difficili in seguito alla riapertura di Shanghai.
la società di consulenza Windward ha pubblicato un report in cui sostiene che alla fine di aprile una portacontainer su cinque nel mondo era in fila fuori un porto. La stragrande maggioranza, chiaramente, fuori dalla megalopoli cinese. Rispetto a febbraio, la congestione è aumentata di circa il 200%.
Secondo Bloomberg, il tasso di crescita dell’export cinese si è attestato al 3,9%, il peggior dato dall’estate 2020. Non solo: la disoccupazione è balzata al 6,1% (il record storico è il 6,2%)
Diventano virali le immagini delle proteste da parte degli studenti della prestigiosa Peking University, impossibilitati ad uscire dal campus e addirittura a ricevere il cibo necessario per il sostentamento.
Aggiornamento del 16 maggio:
La società di analisi sul mercato del trasporto containerizzato ContainerxChange ha raccontato le prime criticità che si stanno verificando sulle banchine europee, con mancanze notevoli di container nei porti continentali, specialmente Rotterdam ed Anversa: “I container destinati all’Europa si stanno accumulando nei porti cinesi” ha affermato il CEO Christian Roeloffs.
Xeneta ha valutato che il costo del lockdown di Shanghai sia costato 28 miliardi di dollari: la maggiore esposizione è stata per i settori automotive, abbigliamento e tessile. Suki Basi del Russel Group ha affermato che i ritardio in Cina colpiranno le economie occidentali, soprattutto quella USA e quella del Regno Unito.
Le autorità hanno affermato che il 20 maggio dovrebbe essere l’ultimo giorno di lockdown, salvo nuove decisioni.
I lockdown hanno colpito fortemente l’economia cinese: -11,1% vendite retail su base annuale, -2,9% la produzione industriale, crolla l’immobiliare a -46,6%. La situazione generale spinge i risparmi, cosa che costituisce un problema per la politica del largo consumo voluta da Pechino.
Aggiornamento del 13 maggio:
Il vice sindaco Wu Qing ha affermato che in una settimana circa la città dovrebbe riaprire. In merito alla situazione della supply chain, anche si dovesse riaprire il 20 maggio, lo chief analyst di Xeneta – Peter Sand – ha affermato che ci vorranno dalle 4 alle 8 settimane per assorbire le criticità e ritornare ad una situazione normale: preoccupa un “colpo di frusta” della via mare dopo la riapertura, con i porti di arrivo congestionati.
La situazione resta comunque complessa: ad oggi vi sono 32 città cinesi in lockdown parziale o totale per circa 220 milioni di abitanti.
Aggiornamento del 12 maggio:
La via mare a Shanghai continua a presentare problemi: Hapag-Lloyd ha annunciato che riesce a trasportare solo metà dei volumi previsti. Continuano le operazioni sui containers vuoti che collegano il porto di Shanghai nel vicino (e non sottoposto a tale stringente quarantena) porto Taicang a Suzhou.
Circa la via aerea, Cargolux ha ricominciato a volare, anche con molti meno voli. Il CEO Richard Forson ha affermato che la ripresa dipenderà dalla disponibilità della manodopera e dall’operatività dei magazzini e handlers.
Secondo Xu Jianguo, professore associato di economia presso la National School of Development dell’Università di Pechino, il costo dell’attuale lockdown è di circa 10 volte superiore a quello di Wuhan, quando in Cina esplose per la prima volta il Covid-19. Il professore identifica in 2,68 mila miliardi di dollari (18 mila miliardi di yuan) il costo del blocco che ha colpito centinaia di milioni di persone. Tedros Adhanom Ghebreyesus, segretario generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che la politica del Covid-Zero sia “insostenibile”. Il Governo cinese ha risposto con l’esposizione probabile di morti in caso di abbandono della strategia di cui sopra: potrebbero morire 1,5 milioni di cinesi.
Più di 20 tra giuristi e professori universitari cinesi hanno sottoscritto una petizione online contro la strategia Covid-Zero in quanto – secondo loro – viola la legge nazionale (nella misura in cui non si potrebbe trasferire tutti gli abitanti di un palazzo per via di un solo caso). Si sono verificati alcuni casi di funzionari ai confini che ritirano o tagliano gli angoli dei passaporti per non permettere ai cittadini di lasciare la Cina o quelli appena entrati di non lasciare il Paese.
Aggiornamento del 11 maggio:
Secondo Reuters, le vendite del mercato delle auto è calato del 48%. Anche Toyota ha tagliato la produzione. Come riporta la BBC, le misure di contenimento sono state ulteriormente inasprite con il divieto di consegnare cibo e addirittura di accesso all’ospedale (emergenze a parte).
Il Ministero dei Trasporti cinese ha fatto sapere che aiuterà il trasporto su terra che tanto sta colpendo la supply chain nazionale e internazionale.
Alessandro Santi, presidente Federagenti, ha affermato in merito a conseguenze del mix congestionamento a Shanghai e guerra in Ucraina come sia “prevedibile una nuova tempesta da congestione sulle catene logistiche, specialmente nel settore container, con un ulteriore incremento dei noli, destinato a innestarsi su quotazioni già alte e a spingere quindi l’economia mondiale verso un globale rincaro nei prezzi dei prodotti di consumo e verso ormai severissimi fenomeni inflattivi“. Inoltre, Santi ha sostenuto che almeno nel breve periodo questa situazione d’incertezza derivante dal congestionamento in partenza e ondate in arrivo (soprattutto per i porti della west coast statunitense e nei porti nord europei) potrebbe diventare strutturale.
Confindustria Udine afferma che “gli effetti del blocco del porto di Shanghai saranno evidenti tra 40 o 50 giorni“. In merito, C-Trade e Overy, società di consulenza doganale, hanno scritto: “L’ennesimo lockdown cinese sta generando ritardi nelle spedizioni bloccando la catena di approvvigionamento delle industrie europee già piegate dal conflitto in corso. Sulla base delle tendenze attuali, gli osservatori cinesi affermano che i blocchi non inizieranno ad allentarsi fino a metà maggio, o forse giugno, poiché il governo mantiene la sua politica zero-Covid. Non bisogna, però, limitarsi a guardare solo ai porti. Per comprendere l’entità della congestione è necessario guardare alle quantità di carico accumulate nei magazzini terzi o nelle fabbriche, pronto poi a partire o arrivare non appena il governo cinese allenterà le misure. Oggi gli autisti non possono circolare liberamente per consegnare merce, quindi, è tutto sospeso fino a contrordine.
E, nel momento in cui il contrordine arriverà ci troveremo catapultati ad un anno fa, il periodo in cui i porti furono intasati ed ai ritardi generati dal lockdown si sono accumulati quelli generati dal caos nelle consegne e nello smistamento“. Lucia Iannuzzi, co-fondatrice delle società di cui sopra, ha ricordato infine che “Nel 2021 sono state necessarie dalle 6 alle 8 settimane per ritornare a un flusso regolare di merce, nonostante la durata del lockdown fosse molto più ristretta rispetto a questo. Pertanto, le stime che possiamo fare, ad oggi, sono molto grigie. Si parla già di messa a rischio per le consegne di Natale. Diversi vettori salteranno Shanghai come scalo fino a metà maggio. The Alliance (One, Hapag-Lloyd e Yang Ming) aveva già cancellato 36 viaggi a Shanghai a partire dal 14 aprile.
Alcuni tra questi, insieme ad altri vettori tra cui Maersk, Msc e Cma Cgm, hanno inoltre sospeso l’accettazione di nuove merci refrigerate e pericolose a Shanghai, a causa dello spazio di stoccaggio insufficiente nel porto. D’altra parte, le spedizioni di merci aeree sono probabilmente bloccate più che nei porti, ma sono anche soggette a dinamiche in rapido cambiamento. Delta Air Lines ha esteso il suo embargo su tutte le importazioni e le esportazioni all’aeroporto internazionale di Shanghai Pudong fino al 6 maggio a causa delle restrizioni locali Covid che hanno costretto la compagnia aerea a cancellare tutti i voli per la città. Molte compagnie aeree passeggeri e cargo continuano a cancellare i voli in entrata e in uscita da Shanghai. Un momento non semplice, per cui è necessario prepararsi adeguatamente, anche alla luce delle esperienze passate“.
Aggiornamento del 10 maggio:
I nostri agenti in loco ci confermano che l’aeroporto di Pudong e il porto di Shanghai sono operativi più o meno nella norma, ma resta la criticità dei pick-up e posizionamenti delle merci che in alcuni casi non possono uscire dagli stabilimenti di produzione in quanto la zona è sottoposta a quarantena.
Nonostante i casi positivi siano in calo, le autorità hanno imposto la nuova politica secondo la quale ogni contatto con positivo o con sospetto positivo siano da considerare “casi stretti”. Di questi, quelli di primo livello sono i coinquilini, mentre di secondo livello i vicini di casa e residenti del condominio. Sempre più i casi di irruzioni della polizia nelle abitazioni o per sanificare le case o per prelevare alcuni cittadini. Chiuse le ultime due metropolitane aperte. Le istituzioni cittadine hanno escluso la possibilità di ricevere consegne “non essenziali”. Come riporta Reuters, Tesla ha nuovamente chiuso la produzione nella Gigafactory 3 (la produzione passa così da 1200 unità a meno di 200).
I casi totali in Cina sono stati 349 e 3.077 asintomatici. A Shanghai 234, a Pechino 61.
Aggiornamento del 7 maggio:
Secondo uno studio della Royal Bank of Canada (RBC), sono 340 le navi in rada al porto di Shanghai, con un aumento del 34% rispetto al mese passato.
Aggiornamento del 4 maggio:
I casi di Shanghai sono passati dai 5669 di lunedì ai 4982 di martedì: troppi per giustificare un sostanziale allentamento delle misure restrittive. Anzi, sono finora 4 gli economisti oscurati sui social network cinesi rei di aver criticato la strategia del “Covid-Zero”. Le autorità cittadine continuano infatti ad affermare che solo quando le trasmissioni saranno azzerate allora le quarantene saranno risolte. Il Governo cittadino ha aperto ad altre società l’opportunità di ricominciare a lavorare, seppure a circuito chiuso.
La via aerea circostante risulta sovraeccitata dalle deviazioni di Pudong e Freightos ha analizzato la crescita dei noli del 40% circa. Il collo di bottiglia principale resta ancora il trasporto su gomma: pick up e posizionamenti. Questo incide molto perché in molti terminal del porto sono accumulati containers vuoti in attesa del carico dei camion. Al contrario, i prodotti finiti vengono accumulati negli stabilimenti delle industrie, spesso impossibilitati a muoversi. Questo ha inciso verso molte aziende a rallentare o fermare la produzione, spiega Wind Information.
A Pechino sale la preoccupazione: con qualche decina di casi (62 lunedì, 51 martedì) le istituzioni locali hanno deciso di rimandare l’apertura delle scuole e di chiudere 40 stazioni della metropolitana: 12 del 16 distretti cittadini hanno cominciato oggi il secondo round di test.
Ad Hong Kong, sebbene l’alto numero di morti, si ricomincia timidamente la vita pre-Covid con l’apertura della città agli ingressi dall’estero anche ai non residenti.
Aggiornamento del 3 maggio:
Calano i contagi a Shanghai, ma sono stati individuati 58 casi fuori dalle aree sottoposte a quarantena. I casi di Covid sono complessivamente 5669, di cui 5395 asintomatici. I decessi sono 20, con età media di quasi 84 anni.
Michael Zimmerman, analista per Kearney ha affermato che serviranno almeno 3 mesi per ricostituire la situazione iniziale.
I calcoli sulla via aerea parlano di 10-20 giorni di ritardo per la merce importata e per i beni in export addirittura vengono spesso rifiutati. La capacità di PVG è calata del 66,4% nelle prime due settimane di aprile rispetto allo stesso periodo del 2021. Le compagnie aeree non asiatiche hanno ridotto complessivamente del 75,7% la capacità di carico, quelle asiatiche del 53,4%.
Aggiornamento del 2 maggio:
Nonostante il crescente ottimismo per gli operatori economici, il lockdown a Shanghai continua e il porto non lavora chiaramente a pieno regime. Inoltre, fino al 5 maggio, in Cina vi è la Festa del lavoro per cui le operazioni sono ancor di più ridotte al lumicino. I casi cittadini venerdì erano stati circa 1400 per 47 morti. A Pechino 48 casi. Canton è stata sottoposta a tamponi di massa.
A Shanghai continuano alcune proteste dai balconi di casa, mentre il Comitato centrale del partito Comunista sta cercando di alleggerire alcune tematiche che possono innescare una protesta ancora più grande come la tassa sulla casa e riforma delle pensioni.
Secondo Freightos, il tempo per ritirare un container dal porto è passato da 5 a 12 giorni. Il tempo per le navi che aspettano all’ormeggio al Yangshan Deep-Water Port è quadruplicato in un solo mese. La bassa operatività resta attiva grazie ai pochi dipendenti che lavorano a circuito chiuso nel settore. Alcune compagnie marittime come Maersk e CMA CGM hanno nuovamente denunciato grandissimi ritardi per far partire le spedizioni.
Nel frattempo, Feport – Federazione delle compagnie e dei terminal portuali privati europei – ha lanciato il pericolo sulla capacità dei porti continentali di assorbire la mole delle spedizioni in arrivo quando il lockdown cinese sarà terminato.
Aggiornamento del 26 aprile:
A Shanghai la situazione resta difficile. A complicare la situazione, il pericolo di un duro blocco a Pechino: i residenti e lavoratori del distretto di Chaoyang – cuore economico cittadino – sono stati sottoposti a tamponi ieri e lo saranno sia domani che venerdì dopo il focolaio esploso in una scuola. I casi sono per ora sotto i 100 (19 il 24 aprile, 33 il 25 aprile), tuttavia il timore è per la velocità del contagio. Considerando i testi di massa, è verosimile aumenteranno: alle ore 20:00 di lunedì 25 aprile i medici avevano testato 3,7 milioni di cittadini, isolando 8 casi. Le autorità hanno così deciso di ampliare il raggio d’azione ad altri 11 quartieri, corrispondenti a 21,5 milioni di persone. In città si è scatenata la corsa agli acquisti di beni di prima necessità in vista di un grande lockdown che per ora le autorità non hanno annunciato.
A Shanghai alcune industrie hanno ripreso ufficialmente a lavorare – a ritmi ridotti, chiaramente: sono quelle site sull’isola di Changxing. Tuttavia, i contagi continuano, sebbene a tassi di crescita ridotti. Il 26 aprile sono state registrate 52 morti per Covid, in crescita rispetto al giorno prima quando erano 51 per un totale di 190 dall’inizio del lockdown. Il Sole 24 Ore ha riportato i seguenti dati, sul porto di Shanghai: 451 navi alla fonda, 254 in arrivo, 21 bloccate sui moli. Il Ministero dei Trasporti cinese (MOT) ha chiesto di ripristinare il trasporto reefer.
Mario Mattioli, presidente di Confitarma, ha affermato: “Dopo due anni da quando è stato identificato il primo focolaio di Covid-19 a Wuhan purtroppo permane uno scenario reso difficile dal perdurare della pandemia, come dimostra la congestione nel porto di Shanghai, che ripropone problematiche vissute nel marzo 2021 con l’incidente della Ever Given nel Canale di Suez. Di fatto, ancora una volta, siamo di fronte a un evento inaspettato che può interrompere un sistema equilibrato, su cui tutti facciamo affidamento. Questa situazione evidentemente è strettamente connessa alle pressioni al rialzo sui prezzi di varie commodity e ai colli di bottiglia in alcune catene di fornitura globali, a cui si aggiunge la grave situazione determinata dalla guerra in Ucraina“
Altre aree sono state colpite: lo Jilin, nel nord est del Paese, quasi al confine con la Corea del Nord (60 casi). Nello Heilongjiang 26 casi. Nello Shandong, regione di confine tra quella di Shanghai e di Pechino è stata individuata la variante BA.2.3. Le conseguenze sono un primo blocco di alcuni impianti e crescita dei costi di trasporto.
Aggiornamento del 22 aprile:
In controtendenza con le aspettative, le autorità di Shanghai hanno inasprito le misure di contenimento: si tratta di allarmi elettronici sulle porte di casa ed evacuazioni temporanee al fine di disinfettare le abitazioni.
Dopo i dati di Accenture sul crollo del 40% della capacità cargo, Clive Data Service ha ulteriormente peggiorato la stima affermando che il coefficiente di carico di riempimento (Load Factor, la percentuale di riempimento della stiva) è al minimo storico: la scorsa settimana a Shanghai si attestava al 49%, mentre tra gennaio e marzo era al 92%, racconta Niall van de Wouw, capo della divisione aerea della società di consulenza. “Gli handler non sono capaci di caricare le merci”, aggiunge van de Wouw.
Secondo Sea-Intelligence, i blank sailing non sono incrementati come nel caso del blocco di Yantian, nei mesi passati. Tuttavia, sottolinea il CEO Alan Murphy, “qualora il lockdown dovesse persistere, è probabile che i blank sailing crescano”
Aggiornamento del 21 aprile:
Il South China Morning Post ha osservato che i casi Covid sono calati per la prima volta da 13 giorni sotto i 20mila casi quotidiani (18.901 mercoledì) con 408mila casi totali. Come riporta la BBC, il Governo centrale continua lo spostamento di migliaia di persone dai luoghi di origine quando lo ritiene necessario al fine di contenere l’espansione del Covid: anche in alcune zone di Shanghai si sono verificati questi spostamenti forzati. Aumentano contestualmente le richieste di lasciare Shanghai e la Cina in generale direzione Singapore ed Irlanda.
In questo quadro, pur restando in vigore la regola dei “Contagi-zero”, le prospettive sembrano in lievissimo miglioramento, anche se per le 666 aziende di cui sotto è complicatissimo recuperare lavoratori e gli attori della supply chain sia per gli isolamenti, che per le positività oltre che per i lockdown distrettuali.
Le città vicine soffrono lockdown parziali o totali: Suzhou, Wuxi, Kunshan.
La via aerea resta colpita duramente con poche compagnie attive (-40% capacità cargo) e rate alte, non considerando le criticità intorno ai pick up.
Secondo Freightos, la via mare sarà colpita da incrementi delle rate quando il porto riaprirà completamente.
Aggiornamento del 20 aprile:
Dopo la valutazione di 10 decessi su 300mila contagi, le autorità di Shanghai hanno deciso di varare una politica che permetta alle grandi aziende di riaprire: le società dovranno operare a circuito chiuso, con i dipendenti che dovranno dormire nei locali aziendali. Sono 666 le ditte autorizzate (tra queste Tesla). Tra gli enti, anche il porto cittadino risulta nella lista.
Il Ministro dei Trasporti della Cina ha affermato che il tempo di lavorazione delle navi al porto è diminuito parecchio. Il vettore ONE, invece, ha affermato il contrario nell’ultimo comunicato. Maersk continua la politica varata dal 14 aprire, non facendo prenotare containers reefer e DGR). FourKites, piattaforma di visibilità della supply chain, afferma che il tempo in banchina delle navi (il cosiddetto DWell-Time) sia aumentato del 144% (import) e 20% (export). I volumi trasportati dall’intermodale sono calati del 41% se comparati al mese precedente.
Aggiornamento del 19 aprile:
Shanghai resta sottoposta al durissimo lockdown con 3 morti il 18 aprile e 7 decessi il giorno dopo (sono i primi morti dall’inizio del blocco cittadino). La città rappresenta il 3% del PIL cinese e il 10% del commercio totale nazionale dal 2018. Pechino ha inviato la vice premier Sun Chunlan con l’obiettivo di ristabilire l’ordine anche trai funzionari locali, alcuni dei quali vorrebbero delle deroghe allo strettissimo lockdown per Shanghai.
Il porto di Shanghai resta bloccato con grandissime difficoltà nel muoversi. Secondo Flexport, i tempi di pickup hanno ritardi fra i 3 e i 5 giorni. Come riporta Il Corriere della Sera, sono ancora 477 le navi in rada fuori lo scalo. Sia Maersk che Hapag-Lloyd hanno deciso di saltare Shanghai come porto.
Tesla ha comunicato che il lockdown di tre settimane ha significato la produzione di 40mila auto in meno. Ferme anche Sony, Apple e Quanta. L’economia reale cinese ha visto crescere la disoccupazione sul mese precedente e un brusco calo delle vendite al dettaglio(chiaramente, causa Covid-19).
Le autorità hanno deciso di vietare i videogames online per i minori di 18 anni e limitarlo a tre ore a settimana in quanto il malcontento si diffonderebbe anche attraverso questo tipo di condivisione. Oltre che sui canali online, le proteste hanno avuto forma di striscioni e scontri fisici con la polizia soprattutto durante gli sgombri dalle case riconvertite unilateralmente in centri Covid (compre previsto nei contratti).
Il Ministero dell’Industria ha annunciato l’invio di una task force che aiuti la città ad uscire il prima possibile dal lockdown.
La zona economica dell’aeroporto di Zhengzhou – dove vi è la maggior fabbrica d’assemblaggio di IPhone – è sottoposta a lockdown fino al 1° maggio.
Anche a Guangzhou continua l’isolamento.
Sono 400 milioni di cinesi in 45 città ad essere in lockdown. I dati di Nomura affermano che le produzioni ferme valgono 7200 miliardi di dollari). Si stimano 46 miliardi di dollari di perdite al mese secondo la Chinese University of Hong Kong.
Il 15 aprile Shanghai ha registrato 24.791 casi, domenica 17 aprile 20.416 contagi e lunedì 18 aprile nuovamente sopra i 20mila casi.
Aggiornamento del 15 aprile:
La situazione comincia a peggiorare tanto che Maersk ha pubblicamente annunciato di non accettare prenotazioni (da Shanghai) per alcune tipologie di spedizioni: container reefer, alcuni tipi di gas e di liquidi infiammabili.
La tenuta sociale della città è in bilico, con parecchi arresti di cittadini esasperati per le condizioni da lockdown. I nuovi contagi sono 24mila.
Secondo un report di Nomura, in 45 città cinesi sono circa 373 milioni di cinesi in lockdown. Il valore sul PIL è del 40%.
Secondo dati de Il Sole 24 Ore, “nelle ultime 24 ore zero mezzi erano censiti nel porto, 152 rimanevano in attesa di sbarcare, 123 di partire con altri 82 arrivi attesi in calendario, a ruota“. Il quotidiano economico ha comunicato che il porto di Guangzhou è stato chiuso per una ventina di casi.
Aggiornamento del 14 aprile:
Con lo spostamento di merci presso altri porti, i ritardi si fanno sempre più grandi. Nei porti della provincia del Guangzhou, ad esempio, si hanno trai 5 e i 7 giorni di ritardo in partenza in quanto i feeder non arrivano in tempo. Anche Xiamen, Hong Kong e Yantian stanno vivendo ritardi per le stesse ragioni.
Nuovi contagi sono stati registrati a Ningbo, dove continua “l’allerta gialla“. Il traffico per entrare negli handler è grandissimo (vedi foto):
Nella provincia del Guangzhou i nuovi casi hanno portato le Autorità a chiudere le scuole e passare alla didattica da remoto, primo passo per un possibile nuovo lockdown.
Il presidente della Camera di Commercio Europea in Cina, Jorg Wuttke, ha scritto: “Le attuali misure adottate per cercare di contenere la recente epidemia di Covid-19 in Cina stanno causando interruzioni significative, che si estendono dalla logistica e dalla produzione lungo tutta la catena di approvvigionamento all’interno della Cina“.
Da Xeneta, lo chief analyst Peter Sand ha affermato che il blocco di Shanghai sarà molto peggiore rispetto a quello di Shenzhen, in quanto “gli autisti semplicemente non possono entrare o uscire dal porto“. A Shanghai, secondo i dati, il 90% dei truck non può girare a causa dei confinamenti e dei permessi speciali che durano appena 24 ore e sono per alcuni (pochi) percorsi specifici. Secondo un operatore logistico sito in loco, anche i camion prenotati possono essere requisiti temporaneamente dalle Autorità al fine di trasportare forniture di aiuti. Il terminal PACTL effettua secondo alcune fonti locali “solo alcune operazioni sporadiche“.
In foto, le navi in rada a Shanghai, in attesa di poter caricare/scaricare nel maggior porto del mondo (aggiornamento alle 10:45 del 14/04/2022).
Aggiornamento del 13 aprile:
Continuano a crescere i casi Covid a Shanghai: +26mila. Il dipartimento di polizia e la municipalità hanno ricordato che chiunque violi il lockdown sarà punito a norma di legge.
Caixin, rivista cinese con sede a Pechino, ha riferito che Shanghai sia parte di un’iniziativa statale per allentare la quarantena.
Continuano le grandi difficoltà per sbarcare containers reefer a Shanghai: l’incidenza maggiore l’hanno le carni di maiale e pollo e i prodotti ittici.
Le deviazioni negli altri porti procurano ritardi da varie piccole/grandi congestioni: nel porto di Nansha (provincia del Guangzhou), gli scarichi in porto presentano ritardi in quanto gli autisti sono obbligati a presentare un test negativo al Covid dalla validità di 48 ore massimo.
Aggiornamento del 12 aprile:
Ancora non è stata comunicata la data di fine del lockdown a Shanghai. Il blocco totale ha comportato non solo l’impossibilità di trasportare le merci dalle industrie fuori dal perimetro cittadino, ma anche per quelle site in città vi sono grandi difficoltà in quanto gli autisti sono considerati come i normali cittadini in quarantena: devono applicare al dipartimento per i pass speciali ed infine vedersi accettata la richiesta (con grandi difficoltà).
I casi riscontrati sono 23mila.
Sono previsti nuovi blank sailing, secondo quanto riporta The Loadstar.
Secondo Michael Wax (Forto), le conseguenze sul mercato europeo si sentiranno tra 6 settimane circa.
La novità più impattante riguarda la deviazione del caricamento di molti container reefer, come riportano i vettori a riviste del settore mare.
Di fronte ai porti cinesi i dati affermano che sono 477 le portarinfuse in attesa di ormeggiare, 222 fuori Shanghai.
L’alternativa più vicina è il porto di Ningbo dove l’11 aprile si sono verificati 11 casi di contagio da Covid-19.
Aggiornamento dell’8 aprile:
La gestione disastrosa del contenimento del Covid-19 a Shanghai ha costato il posto a 3 funzionari del distretto di Pudong (tra questi, Li Shuifei, ex direttore generale e vice segretario del partito del dipartimento di emergenza della società Hongqiao). Altre 5 sono stati sanzionati. L’epidemiologo cinese Wu Zunyou ha affermato che in una decina di giorni Shanghai potrebbe uscire dal lockdown.
Aggiornamento del 7 aprile:
Visti gli oltre 19.982 casi (322 sintomatici) di Covid a Shanghai, le autorità cittadine continuano la chiusura di tutta la città.
Gli ufficiali della Dogana lavorano da casa, mentre in città cresce il malcontento per le durissime restrizioni.
Il Ningbo-Zhoushan Port Group ha affermato di non aver registrato un gran numero di arrivi da Shanghai e che il tempo delle navi in rada è di 24-48 ore.
Il Shanghai International Port Group continua a cercare di confutare la tesi di alcuni media secondo le quali la fila in porto è di 350 portacontainers. Secondo The Loadstar, la logistica dell’entroterra sta peggiorando sensibilmente lo status.
Aggiornamento del 6 aprile:
Il lockdown è esteso fino al 18 aprile a causa dei numeri in forte crescita: 20mila casi giornalieri. Insieme a Shanghai sono chiuse altre 23 città, che complessivamente rappresentano il 13,6% del PIL cinese. Il Corriere della Sera ha scritto come i tempi medi dei container d’importazione è salito sensibilmente.
Aggiornamento del 5 aprile:
Con la festa nazionale del 4 e 5 aprile, la situazione dell’esplosione del Covid-19 a Shanghai non è migliorata, anzi: i casi hanno raggiunto complessivamente i 60mila casi. Da 15 Provincie sono arrivati 38mila operatori e operatrici sanitari per continuare l’incessante lavoro di monitoraggio sui 26 milioni di cittadini (lunedì sono stati verificati 9006 casi, di cui 8581 asintomatici. 204 dei casi con sintomi sono dell’area di Pudong, come riporta China News Service). Il lockdown è stato prolungato, anche se per ora il Governo locale non ha comunicato la durata, secondo Asia News e The Loadstar.
La situazione generale delle spedizioni è in bilico tra la ricerca di quadrare i conti e la politica dello Zero-Covid: il Shanghai International Port Group Co Ltd – come riportato sul China Daily, considerato voce del Governo cinese – ha affermato domenica che lo scalo opera normalmente (a ciclo chiuso, con i dipendenti che dormono in loco). Tuttavia, si ritiene che il comunicato voglia minimizzare una situazione complicata soprattutto per la questione pick-up dalle fabbriche, direzione porto (anche per alcune segnalazioni di spedizionieri). FourKites riporta che i volumi lavorati dal porto sulla settimana sono calati del 33% rispetto alla settimana del 12 marzo.
L’aeroporto internazionale di Shanghai PVG è nel caos. Anche la Delta ha annunciato la spspensione dei voli da Pudong. Gli operatori spostano le operazioni da altri aeroporti come Zhengzhou e Pechino.
Aggiornamento del 1° aprile:
Il lockdown è stato esteso temporalmente per la parte orientale. Doveva concludersi con l’inizio dei test nell’area occidentale della città, ma visti i 4.472 casi riscontrati (di cui 4.114 asintomatici) il Governo di Shanghai ha deciso di prolungare il fermo, come riporta l’ABC, di una decina di giorni.
Aggiornamento del 31 marzo:
La situazione di diffusione del Covid-19 a Shanghai continua a peggiorare, quindi future aperture restano difficili a stretto giro. Volkswagen ha addirittura chiuso parzialmente la produzione dei propri “stabilimenti bolla” in quanto i ricambi non possono arrivare. Continuano a singhiozzo gli spostamenti dei beni in altri scali aerei (Pechino, Canton e Shenzhen) e marittimi (Ningbo). In merito alla via aerea, China Airlines ha dovuto cancellare più voli origine Pechino per ragioni burocratiche e modulistiche (soprattutto per Londra, Francoforte e Milano) e Cargolux ha non volerà fino a domenica 3 aprile. La questione della guerra in Ucraina ha poi fatto re-routinare più tratte e tutte queste ragioni si prevede faranno salire i costi dei noli aerei.
Il Shanghai International Shipping Institute ha parlato di forte congestione al porto cittadino, tanto che – riporta VesselValue – la fila si è quintuplicata, con 300 navi in rada. Alcune di queste, sottolinea Southern Cross Cargo, hanno cominciato a saltare la toccata presso Shanghai.
Aggiornamento del 30 marzo:
L’aeroporto di Shanghai Pudong ha cancellato parecchi voli, ma non è chiuso. La congestione sta aumentando negli handler dello scalo, anche perché la regola prevede che il carico debba entrare nell’area solo 24 ore prima del volo, mentre l’anno scorso erano 48 ore. La situazione comporterà un aumento dei noli. Anche il porto è aperto, ma alcune aree si trovano in lockdown come il distretto Fengxian.
Tutti i bus, metro e traghetti sono fermi. Anche la circolazione trai ponti sul fiume Huangphu è sospesa e quindi se le fabbriche sono site fuori dall’area di Pudong, non possono mandare le merci presso l’aeroporto: in generale, l’80% delle autostrade non sono percorribili. Inoltre, per muoversi, i trasportatori devono applicare per un permesso particolare e fare un test Covid nelle precedenti 48 ore (difficile da fare in una città praticamente chiusa). L’area occidentale sta vivendo un incremento dei casi Covid per cui ancora non è chiaro se dal 1° aprile si alleggerirà la tensione in merito alla supply chain. Per ora sembra proprio di no, tanto che il centro storico di Shanghai, Puxi, è in lockdown: qui – ad ovest del fiume – vive quasi la metà della popolazione cittadina.
In tutto questo, tra domenica 3 e martedì 5 aprile vi sarà la festa nazionale, mentre ad Hong Kong la chiusura per festività sarà esclusivamente il 5.
Articolo del 28 marzo:
Il Governo locale ha bloccato l’area di Pudong – dov’è sito l’aeroporto internazionale di Shanghai (PVG) -, Jinshan, Fengxian e una parte di Minhang. I cittadini del territorio saranno sottoposti a fermo totale e più test, mentre dal 1° aprile sarà la volta della zona ad ovest del fiume Huangphu. La popolazione cittadina è di circa 25 milioni e sabato scorso dopo uno screening del 60% di questi, sono risultate positive 45 persone e 2.631 sono state classificate asintomatiche.
Le chiusure sono previste perlomeno fino al 5 aprile e questo influenzerà chiaramente anche la supply chain, con i trasporti che dovranno bloccarsi con l’impossibilità quindi di caricare merci fuori da Shanghai. La BBC afferma che il Governo cittadino ha deciso lo stop della circolazione dei mezzi pubblici, il lavoro da remoto e in certi casi lo stop alla produzione (tesla, ad esempio, si è fermata). Le eccezioni sono per i lavoratori dei servizi pubblici ed essenziali (come i supermercati, ad esempio).