Autotrasportatori, in Italia ne mancano circa 30mila, in Europa circa 500mila
Con l’esplosione della guerra in Ucraina si è riacutizzato ulteriormente la criticità in merito alla carenza di autotrasportatori sia in Italia che in generale in Europa.
La guerra è stata come benzina sul fuoco: se già in autunno 2021 si erano verificate grandissime criticità in merito alla scarsità di autotrasportatori, la situazione attuale rischia di trasformarsi in una vera e propria bomba che investirà la supply chain nostrana e continentale.
Secondo i dati di International Road Transport Association (Astic), la guerra ha provocato un’assenza generalizzata di circa 166mila autotrasportatori. A questi vanno aggiunti i 380mila che già erano ricercati nel 2021. In The European Road Freight Rate Development Benchmark vengono esposte le necessità Paese per Paese: lo Stato più colpito per ora è la Gran Bretagna, alla quale vanno aggiunte le conseguenze della Brexit e la fine del cabotaggio illimitato, con 80/100 mila autotrasportatori-cercasi. Segue la Polonia con 80mila, sulla quale grava la percentuale altissima di autisti stranieri: sono, infatti, il 30%. Di questi, il 75% ucraini e il 20% bielorussi. Di seguito, in Germania servono trai 57mila e 80mila, 71mila in Romania, 34mila in Francia e 20mila in Spagna. Fanalino di coda Lituania (con necessità di 10mila conducenti), Olanda (7mila) e Belgio (4mila), secondo il report di Upply, Ti e l’Organizzazione Mondiale dei Trasporti.
Infine la situazione nostrana: l’Italia, che nel 2021 aveva bisogno tra 17mila e 20mia autotrasportatori, ha visto chiaramente acutizzarsi la situazione dopo l’inizio della guerra. Secondo gli studi di Assologistica, mancano circa 30mila conducenti di mezzi pesanti, adesso. Il vicepresidente Renzo Sartori ha affermato a La Repubblica che da marzo 2020 – mese di inizio della pandemia da Covid-19 in Europa – molti autotrasportatori (“soprattutto romeni, moldavi ed ucraini”) non sono più ritornati. Inoltre, si è verificata uno spostamento per le consegne dell’ultimo miglio, quelle legate all’e-commerce. Sartori ha aggiunto anche la questione del “ricambio generazionale che già esisteva prima del Covid: il lavoro dell’autista non è molto ambito, è un lavoro duro, bisogna star via da casa per giorni, anche nei fine settimana. Dal 2016 abbiamo riscontrato difficoltà nella sostituzione di chi andava in pensione”.
In prospettiva, viste le congestioni nel mondo, il pericolo sulle banchine europee (e statunitensi) sarà quello dell’esorbitante afflusso di merci che arriveranno insieme una volta sbloccati i lockdown (es. Shanghai). Le iniziative istituzionali per ora aiutano solo a tamponare la ferita, ma la risoluzione del problema complessivo resta ancora lontana.