I ritardi della via mare sono costati 10 miliardi agli importatori
Gli analisti di Sea-Intelligence hanno calcolato che le congestioni in partenza, quelle presso i porti di trasbordo in Asia ed Europa e i ritardi delle navi in rada più quelli nelle banchine di arrivo sono costati alle filiere produttive 10 miliardi di dollari circa.
Sea-Intelligence, società di consulenza danese con focus sul mercato delle spedizioni containerizzate via mare, è partita dalla consueta analisi che pubblica mensilmente sui ritardi delle portacontainers. Poi ha calcolato su quei numeri i flussi di merci che transitano su navi e per routing deepsea, non calcolando quelli intra-regionali. Sea-Intelligence ha perciò fatto un calcolo TEU-day persi per ogni giorno di ritardo. Si tenga presente che pre-Covid i ritardi delle portacontainers si registravano intorno al 20% delle navi. Negli ultimi mesi si è toccato il fondo con oltre il 70% di arrivi in ritardo rispetto agli schedule iniziali. Quindi, pre-marzo 2020 il dato espresso dall’analisi di cui sopra era di 8 milioni di TEUs fuori. A gennaio 2022 si è registrato il picco con 70 milioni. Marzo 2022 indica la cifra di 57 milioni, col pericolo di un grande rialzo con il lockdown di Shanghai.
Di conseguenza, gli importatori hanno aumentato implicitamente anche le scorte di magazzino. Se nel periodo pre-Covid si era a 260mila TEUs, ora si superano l’1,8 milioni. Con ovvie conseguenze anche sul prezzo dei beni nella vendita al dettaglio.